Ultimamente sto ricevendo molti messaggi da parte di lettori del blog che mi esprimono i loro dubbi e perplessità sull’utilizzo dei colori nei loro lavori di design e in particolare sulle modalità d’uso dei colori CMYK e Pantone. Così oggi vorrei fare un pò di chiarezza sull’argomento. Quando arriva il momento di stampare un lavoro, che sia un logo o un biglietto da visita, è molto importante avere una buona comprensione dei colori e delle diverse opzioni di stampa disponibili. Ecco allora che entrano in scena le tonalità CMYK e Pantone. Ma in cosa consistono e quali sono le differenze tra loro? Qual è più adatto alla stampa di un lavoro? Con la seguente guida sui colori vedrò di rispondere in maniera esauriente a queste domande e rendere il vostro “viaggio” in tipografia più piacevole!
Colori CMYK
L’acronimo CMYK sta per Cyan, Magenta, Yellow e Black (K), ovvero Ciano-Magenta-Giallo-Nero. Per questo motivo, i colori CMYK sono anche comunemente chiamati “colori in quadricromia”, anche se molte tipografie utilizzano questi termini in modo “intercambiabile”. Ci tengo a chiarire questo aspetto, perché ancora oggi molti confondono i termini CMYK e quadricromia pensando che siano concetti diversi!! Ad ogni modo, proprio come quando eravamo bambini e mescolavamo il rosso e il giallo per fare l’arancione, i colori CMYK sono appunto creati mescolando diverse percentuali di questi quattro pigmenti primari: ciano, magenta, giallo e nero. In generale, i colori CMYK sono ciò che la stragrande maggioranza delle stampanti per uso domestico e tipografie commerciali utilizzano. Questi colori sono sempre delle ottime scelte per la stampa di cataloghi, riviste, opuscoli e quant’altro presenti molte immagini. Esistono poi migliaia di diverse combinazioni di colori CMYK possibili che rendono la stampa di immagini visivamente più piacevole. Inoltre, poiché i colori in quadricromia coinvolgono solo 4 tipi di inchiostri, la stampa sarà più economica rispetto ai colori Pantone. Tuttavia, per quanto possono rappresentare un’ottima scelta, il loro utilizzo ha anche degli indubbi svantaggi in fase di stampa. Ad esempio, alcuni colori troppo brillanti possono apparire spesso noiosi o addirittura “sporchi” quando vengono stampati. Non fidatevi di come appaiono sullo schermo del vostro pc, perché in fase di stampa verranno visualizzati in modo differente! Specialmente se si devono stampare più copie dello stesso lavoro, dovete essere consapevoli che il colore (o i colori) non potranno essere al 100% coerenti in tutte le copie. Inoltre, stampanti diverse possono dar vita a varianti diverse per ogni colore CMYK.
VANTAGGI
- costi contenuti per la stampa con molti colori;
- possono essere riprodotti con una comune stampante o un negozio di stampe digitali;
- sono un’ottima scelta per la stampa di cataloghi, riviste, opuscoli e per qualsiasi altro lavoro che necessita di molte immagini.
SVANTAGGI
- poca coerenza fra colore di progettazione e colore di stampa;
- colori brillanti che possono diventare noiosi e inopportuni.
Colori Pantone
Il nome Pantone deriva dall’omonima società statunitense che, nel 1962, ha introdotto una delle innovazioni più importanti nel design moderno: una nuova tavolozza di colori che ha rivoluzionato il mondo del design e della tipografia (ma anche dell’industria chimica!). I colori Pantone sono spesso indicati con il nome di “tinte piatte” (o spot colors) e sono utilizzati dai centri di stampa professionali in tutto il mondo. Sono consigliati quando, per un lavoro, è necessario disporre di un colore che sia coerente al 100% con quello che visualizziamo sul monitor di un pc. In pratica, rappresentano un insieme di colori che sono “standardizzati” per tutte le stampanti esistenti. Il sistema Pantone è stato messo a punto negli anni ’50 per poter classificare i colori e “tradurli” nel sistema di stampa a quadricromia grazie ad un codice. I colori, coi relativi codici, sono quindi inseriti in un catalogo, denominato in italiano “mazzetta“, dove è possibile “sfogliarli” e selezionarli. Ogni colore nel sistema Pantone ha un nome o un numero univoco. La maggior parte dei designer e delle tipografie possiedono (o almeno dovrebbero) una mazzetta Pantone, che utilizzeranno quando dovranno selezionare un colore specifico per un lavoro. Esistono anche diverse opzioni di colore Pantone “metallico”. Vengono spesso utilizzati nella creazione di identità aziendali e nel logo design, in quanto necessitano più di altri della massima coerenza sia in fase di progettazione che di stampa. A prescindere dal numero di copie da stampare, il colore risultante sarà il medesimo per tutte. A differenze dei colori CMYK, i colori Pantone possono essere più costosi! Per questo motivo, vengono generalmente utilizzati solo per lavori limitati all’uso di 1-3 colori.
VANTAGGI
- 100% coerenza di colore fra progettazione e stampa;
- possibilità di stampare anche colori “metallici”;
- colori nitidi e consistenti;
- migliore scelta per il logo design;
- ottima scelta per lavori con 1-3 colori.
SVANTAGGI
- stampa più costosa rispetto ai colori CMYK, soprattutto per lavori che presentano più di 3 tonalità di colore.
Tuttavia, una delle problemi più frequenti che palesano i colori Pantone è che esso, essendo basato su una “miscela” di colori, diventi inefficace per gestire i colori che si estrapolano da un mix di luci colorate (come l’RGB). Un altro evidente problema è dato dal fatto che molti dei 1144 colori originali Pantone non possono essere ottenuti con una semplice “miscelatura” dei soli magenta, ciano, giallo e nero. Per risolvere questo problema la Pantone ha inventato un sistema di stampa chiamato Esacromia, che aggiunge l’arancione puro e il verde smeraldo ai 4 colori originari. Tuttavia questa (costosa!) soluzione, risolve il problema solo in parte in quanto per essere sicuri di poter riprodurre fedelmente ogni singolo colore si dovrebbe avere a disposizione una gamma di 13 colori base, più il bianco “safe” e il nero. Questo perché mixare un numero di colori superiore ai 7 genera inevitabilmente un abbassamento di luminosità.